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Si aprono le Porte (2 parte)

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Pensai che sinché mi seguivano, stavano solo sprecando il loro tempo e che non volevo fare nulla contro di loro, li ignoravo e sostanzialmente li perdonavo per via dei loro palesi problemi mentali pensando che, anche le altre persone si fossero rese conto delle loro “difficoltà”. Eppure, ben presto scoprii che le altre persone non si erano accorte della loro malattia, perché i due bigotti erano capaci di ingannare chiunque con i loro sorrisi falsi ma a quanto pare molto rassicuranti e che facevano credere alla gente che questi due fossero brave persone. Non feci subito caso ad un evento che, però, capitava sempre più di frequente. Quando li incontravo, anche solo per un minuto in cui loro mi passavano davanti, mi veniva un fortissimo mal di testa che partiva dall’occhio, come una puntura, e che da quella si propagava come fosse un “verme” che si muoveva dentro al cervello e provocava fortissimi, ma soprattutto istantanei mal di testa. Letteralmente sentivo un emisfero del cervello “gonfiarsi” e iniziare a pulsare talmente velocemente che sembrava volesse esplodere da un momento all’altro: ma com’era possibile che tutto questo accadeva in mezzo minuto se sino a pochissimi istanti prima mi sentivo bene? La sensazione era proprio quella di una siringa che si infilava nell’occhio e poi da lì il veleno spruzzato all’interno si espandeva diventando come un verme che si allungava e poi muoveva dentro alla testa. Nel frattempo, diventava sempre più frequente che improvvisamente, appena li vedevo, mi assaliva una forte rabbia che apparentemente mi sembrava quasi immotivata per essere così eccessiva e pensavo che avrei dovuto trattenerla, mi sarei dovuta calmare. Ma il mal di testa era così forte che giungere ad una conclusione era davvero difficile. Svolgevo su di me una immediata e forte sessione di Guarigione e, con tanta pratica, mi passava. Sì, passava, ma con tanta pratica, non con poca. Ma non ci feci caso subito e iniziai a pensare che poteva essere stress; so cosa stai pensando mentre leggi queste righe, ma io volevo credere che fosse stress, che fossi io a “sentirmi infastidita” a causa della situazione che mi stavano facendo vivere, perché queste due persone mi stavano stalkerando in un modo che non avevo mai vissuto prima, seppure di stalker ne avevo già incontrati diversi prima e di situazioni negative ne avevo vissute tante. Ma la ragione per cui non reagivo contro di loro era perché non volevo prendermela contro due persone che avevano problemi mentali. Ho sempre pensato che contro gli alieni oscuri sarei dovuta essere una bestia, mentre con gli umani volevo essere buona. È per questo che ho fondato l’Accademia, è per questo che ho sempre deciso e mantenuto la promessa di voler aiutare le persone a Risvegliarsi senza che io abbia mai chiesto il loro denaro in cambio, perché volevo essere diversa dalla gente che vedo in giro, volevo essere buona. Pertanto, siccome sono sempre stata di questa idea, volevo essere paziente e lasciar scorrere ciò che quelle due persone mi stavano facendo vivere, volevo avere pietà e speranza che si rendessero conto del male che mi stavano facendo e decidessero di smetterla. Eppure, da tutte le parti, ho sempre conosciuto persone che approfittavano della mia intenzione di voler essere buona, gentile e disponibile con tutti, non solo per sfruttarmi, ma per farmi le peggiori cose contro. Ma nessuno si era spinto così in fondo. Siccome non reagivo aggressivamente ma tenevo sempre la calma, queste due persone aumentavano le dosi della loro cattiveria. Questi due bigotti, che sino a poco prima erano due perfetti sconosciuti per me, tanto che gli davo del “lei” quando ci salutavamo per gli auguri di Natale – per intendere l’enorme distanza che vi era fra noi – erano improvvisamente diventate due malintenzionati che senza una ragione logica avevano deciso di impuntarsi contro di Alexander e contro di me. Continuavano a telefonarci, a lui dicevano che ci saremmo dovuti lasciare perché altrimenti dio ci avrebbe punito per i nostri atti impuri – ossia, perché eravamo fidanzati – e verso di me facevano la bella faccia, sorridevano dicendo che non era affatto vero tutto ciò, e che per il mio bene sarei dovuta andare in chiesa. 

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Le loro voci sembravano talmente acide che pareva avessero bevuto varechina prima di telefonarci. Poi richiamavano, completamente azzerati, come se fossero altre persone, negando tutto ciò che avevano detto poco prima e fingendo di essere “felici di sentirci”. La situazione prese una piega velocemente molto oscura. La signora bigotta, quando mi “incontrava casualmente” per strada o in negozio, si avvicinava e con un tono di voce che sembrava esattamente quello utilizzato nei film horror dalle “persone possedute” sosteneva e insisteva che io mi sarei dovuta allontanare da Alexander, dopodiché, che io mi sarei dovuta far togliere l’utero e le ovaie affinché non avessi potuto avere figli. Presi le sue parole quasi come fossero una barzelletta, per quanto erano surreali e fuori di testa, così con tono calmo le risposi che non avevo nessuna ragione di farmi togliere l’utero, e che lei avrebbe dovuto pensare a sé stessa e non a me; lei rispondeva: “No, non capisci, non capisci! Devi andare a toglierti l’utero, ti organizzo un appuntamento con il mio ginecologo e tu dovrai farti togliere l’utero e le ovaie!” avevo 23 anni ed ero in perfetta salute, non andavo a denunciare questa signora perché pensavo che, dei parenti, bisogni avere pietà. Quindi semplicemente la ignoravo e fingevo che non esistesse. Di nuovo, quando mi incontrava per strada, in negozio, da qualsiasi parte, ripeteva che dovevo assolutamente andare dal suo ginecologo e che mi stava organizzando – contro la mia volontà! – un appuntamento per farmi operare e togliermi l’utero e le ovaie. Per un po’ lasciai perdere. All’ennesima provocazione, naturalmente iniziai a scaldarmi: la guardai dritto negli occhi e le risposi che se avesse provato a farmi telefonare da qualche ginecologo malato di mente corrotto che avesse provato a insistere di farmi andare lì a operarmi senza che io avessi problemi alcuni, io sarei andata a denunciare lei e quel maledetto ginecologo. Lei spalancò gli occhi, immediatamente sorrise, con i denti stretti e con un sorriso disgustoso: mi rispose che non era assolutamente vero, che lei non aveva assolutamente detto quelle frasi e, sorridendo, mi diceva che mi ero immaginata tutto. Poiché non bevevo alcolici mentre lei e suo marito erano due alcolizzati gravi, poiché non ho mai assunto droghe né farmaci che intaccassero la mia mente a differenza sua che prendeva psicofarmaci, non avevo né ho avuto mai allucinazioni visive né uditive, non capivo con quale faccia tosta una persona potesse prima urlarmi contro e poi dire che mi ero immaginata tutto. Ma quando lo diceva, mi saliva una rabbia tale che avrei rischiato di urlarle addosso così forte che la gente avrebbe potuto sostenere che fossi io in torto; e poiché conosco bene i fraintendimenti delle persone e quanto sia facile per loro puntare il dito sulla vittima accusandola di essere il colpevole, tentavo di trattenermi e di lasciare scorrere. Avevo altro a cui pensare e non volevo sprecare le mie energie né tantomeno volevo farmi abbassare da quei due bigotti malati. Ma lei iniziò a prepararsi il terreno sfruttando i pettegolezzi fra anziani: quella ragazzina non va in chiesa? Allora dev’essere per forza impura, cattiva, posseduta dal diavolo! Iniziò a parlare con altre persone, sempre di più, facendo girare voci che io fossi cattiva, che le urlassi contro e che le dicessi un sacco di frasi terribili, e che lei fosse la vittima, che subiva queste cattive accuse da parte mia. Stava ribaltando completamente la versione, tant’è che i loro parenti iniziarono a prendermi di mira pensando che fossi io ad importunarla e non sapevano, invece, cosa quelle due persone malate di mente mi stessero facendo. A me cosa poteva fregarmene di due tizi con cui neppure avevo confidenza? Eppure, i due bigotti iniziarono a creare una cappa di pettegolezzi su me e Alexander, al fine secondo loro di costringerci ad andare in chiesa: altri parenti da loro contattati, iniziarono a prenderci di mira e insistere anche loro che saremmo dovuti andare in chiesa perché altrimenti ci sarebbero cresciute le code del diavolo. Io non ci potevo credere, si trattava di quarantenni e di settantenni che credevano veramente alla possibilità che ci sarebbe potuta crescere la codina rossa dietro al culo.

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Ma iniziai a comprendere che la loro malattia mentale fosse davvero grave, quando la cassiera del negozio in cui iniziai piuttosto di recente a fare la spesa – una donna che non conoscevo e con cui non avevo mai parlato prima se non per chiederle di darmi le buste in cui inserire la spesa! – mi fermò per chiedermi dove abitavo e poi mi chiese di comportarmi bene con quella signora, riferendosi alla bigotta, perché lei poverina ci stava soffrendo perché io la trattavo male. Ero stupita ma in quel momento, anche dalla fretta di riempire le buste della spesa, non compresi subito la gravità della situazione. Quella bigotta posseduta stava seminando una sorta di idea collettiva che io le avessi fatto qualcosa di male e faceva credere alla gente che fosse a causa mia e di Alexander se lei si sentiva “stressata”. Una sera mi trovavo con Alexander al parco a passeggiare, un ragazzo che conoscevamo di vista ma con il quale non avevamo confidenza, che era un poco più grande di età di noi, lo fermò per chiedergli di telefonare a questi due bigotti e di farsi sentire perché erano molto dispiaciuti da come noi due ci fossimo comportati nei loro confronti. Ma esattamente cosa avremmo fatto? Gli telefonammo per chiedere spiegazioni e sapere che diamine stavano inventando sul nostro conto e dicendo in giro: ci dissero che non era vero e ci urlavano che se fossimo andati in chiesa tutto questo non sarebbe successo, che era solo colpa nostra, che non andavamo in chiesa, se le persone pensavano male di noi, e che loro non c'entravano nulla. Andammo a casa loro, per confrontarci faccia a faccia, e loro negavano tutto di quella telefonata, negavano che ci eravamo appena sentiti via telefono e negavano di ciò che ci eravamo detti via voce. Ogni dannata volta pensavo di voler avere pietà di loro perché erano due vecchi malati di mente, pensavo che se li avessi denunciati gli avrei rovinato quella misera breve vita che gli rimaneva e la pietà mi fermava, mi frenava dal registrarli e andare di corsa a denunciarli. Ma siccome erano parenti, Alexander e io eravamo frenati dalla reazione e decidevamo di lasciare perdere. Eravamo sempre lì sul punto di andare a denunciare e poi lasciavamo perdere, perché non ci andava di sprecare il nostro tempo in questura a spiegare come due persone malate di mente ci stessero stalkerizzando. “Cosa gli dico? Che due anziani mi stanno rovinando la vita? Non mi crederanno e mi diranno di tornarmene a casa” perché purtroppo è inutile raccontarsela, quando vai a denunciare gli eventi di stalker neppure ti degnano di attenzioni e ti dicono “tornatene a casa”; poi bisognerebbe chiedersi che cosa ci fanno lì, se quando un cittadino ha bisogno del loro aiuto loro lo negano sempre. E così evitavamo ogni volta di seguire l’istinto e andare a denunciarli, consapevoli che purtroppo non sarebbe servito a nulla se non addirittura a beccarci la “ramanzina” dell’anziano che dall’altra parte avrebbe difeso “quei due poveri sessantacinquenni malati di mente”; sì perché i due anziani avevano 65 anni circa, non erano mica tanto vecchi, ma il loro aspetto e la loro mentalità estremamente occlusa e bigotta li rendeva veramente vecchi. Ma la situazione peggiorava velocemente. Ogni giorno li incontravamo, e ogni giorno, non appena li vedevamo, delle fitte fortissime al cuore, e delle fitte come delle siringhe che si infilano dentro agli occhi, ci colpivano a entrambi e impiegavamo tempo per “togliercele”. Iniziammo a insospettirci, a chiederci come fosse possibile che stesse accadendo tutto questo. Erano solo due anziani che di certo non praticavano, eppure, non appena li incontravamo ci provocavano dei dolori così forti che, non potevo crederci, ma neppure gli alieni né gli attacchi dell’Antico erano mai riusciti a provocarci dolori così accesi e profondi. Volevamo credere che fosse lo stress, ossia il fastidio che ci provocava vedere queste due persone che ci perseguitavano e che non mollavano la presa; volevamo credere che fosse il nervosismo a provocarci questi acuti dolori, perché non c’era in quel momento un’altra spiegazione. 

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Ma quando i dolori diventarono molto, molto più forti, insistenti al punto che dovevamo impegnarci ore per curarci con la pratica, ci rendemmo conto che non poteva essere normale. Per le Orange non ci voleva così tanto impegno… perché per i due bigotti sì? Era un 2017 davvero molto strano. Tutto ciò che stava succedendo non aveva niente di normale. Perché queste due persone si erano violentemente scagliate contro di noi? Perché non mollavano la presa e non si stufavano di prendersela contro due giovani ventenni? Perché la gente li ascoltava, gli credeva, e iniziavano a mettersi contro di noi senza neppure conoscerci, anche dei perfetti sconosciuti che neppure ci avevano mai visto prima d’allora? Perché avevano tutti questa grande forza per rompere le scatole ogni giorno e a qualsiasi ora senza mai stancarsi e/o avere altro da fare dei loro impegni personali? Chi era che gli dava questa forza, chi era che li spingeva a fare tutto questo? Iniziai a notare che, delle persone strane e che non conoscevo, troppo spesso percorrevano le vie che frequentavo io, i negozi e guarda caso si fermavano qualche via prima che raggiungessi quella in cui abitavo io. Poiché ero già stata seguita da altre persone in passato, persone pagate – di agenzie di spionaggio per le quali successivamente ho ricevuto conferma – mi resi conto che qualcuno mi stava spiando. Dovevo però comprendere se queste spie fossero persone malate che mi seguivano chissà per quale ragione o persone pagate per spiarmi. Purtroppo di persone malate che desideravano conoscermi e sapere tutto sul mio conto, ne ho incontrate, e ho conosciuto varie situazioni pericolose per le quali uomini soprattutto, troppo interessati a me, mi spiavano e mi seguivano. Dovevo quindi capire se questi tizi che mi stavano seguendo fossero persone che stavano seguendo “Angel – L’ Autrice” o se erano persone mandate dai parenti serpenti – che non sanno nulla, tutt’oggi, di me e del mio percorso Spirituale – per spaventarmi e costringermi, secondo loro, a sottomettermi al loro volere. Non comprendevo il perché fossero così ostinati a volermi costringere ad andare in chiesa. Loro, nella loro famiglia, avevano costretto tutti i familiari a seguire la loro religione. Ricordo che il fidanzato di loro figlia fu costretto a confessarsi al prete, durante uno dei primi appuntamenti con la ragazza, per dimostrare che fosse un bravo ragazzo; lui non seguiva la chiesa e sino ad allora non ci andava neppure durante le feste. Quindi il fidanzato della figlia fu obbligato a diventare cattolico, ad andare in chiesa tutte le domeniche, a frequentare attivamente e a donare tanti, veramente tanti soldi alla chiesa affinché dimostrasse di essere un vero fedele. E certo perché è con i soldi che si entra in paradiso. Stiamo parlando di migliaia di euro all’anno, non di qualche spicciolo. Tutti coloro che entravano a fare parte di quella famiglia venivano costretti a diventare cattolici, a dover andare numerose volte a confessarsi dai preti – ossia a raccontare tutti gli affari loro da persone a cui non dovresti raccontare neppure cos’hai mangiato a pranzo! Considerando che i preti erano conosciuti per rivelare ai Nazisti le confessioni dei fedeli che raccontavano ai preti dove nascondevano gli ebrei che tentavano di salvare; poi venivano uccisi sia gli uni che gli altri a causa dei preti! – e se questi poveri ingenui non avevano compiuto tutti i riti cattolici (es. la comunione etc.) venivano costretti a svolgerli con la loro insistenza, ma sempre fingendo di essere buoni e sorridenti. In altre parole costrinsero tutti i loro conoscenti ad entrare a far parte della chiesa e a donare i loro soldi ai preti. Sicuri che stiamo parlando della casa di Dio? Perché a me sembra ben altro. Davanti alla gente, quei due bigotti erano sempre sorridenti e apparentemente bravi, ma appena si chiudeva la porta di casa iniziavano le urla, i pianti, gli schiaffi e i calci alle gambe, i lividi sulle zone nascoste del corpo come schiena e braccia coperte che si nascondevano con gli abiti lunghi. Purtroppo la realtà è che dentro alla religione cattolica c’è un’oscurità tale che gli stessi frequentatori della chiesa vogliono nascondere, perché completamente ipnotizzati dalle Menzogne con le quali i Preti pedofili nutrono la loro ignoranza.

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Tante volte mi chiedevo perché lei, la madre di famiglia, non denunciasse tutto questo, non denunciasse i lividi, non chiedesse aiuto. Ma quando altre persone tentavano di aiutarla, lei minacciava di denunciarli per “calunnia”, pur di proteggere suo marito che era “un uomo scelto e protetto da dio”, nonché un ubriacone che a porte chiuse diventava violento. Ma, la mia pietà verso di lei mi portò a commettere lo stesso errore: perché era proprio lei che mi perseguitava, che spingeva le altre persone contro di me riempiendo le loro teste di falsità sul mio conto, talmente assurde che la gente preferiva crederci, piuttosto che rendersi conto che erano eccessivamente esagerate per essere vere; ma proprio perché esagerate, loro credevano che non potevano essere state inventate così accuratamente; ma io continuavo a non denunciarla. Arrivammo al punto che una sera, mentre io mi trovavo sola in casa, il bigotto arrivò a casa mia e trovando la porta del condominio aperta lui entrò: lui sapeva perfettamente che Alexander era appena andato via e che non sarebbe tornato perciò entrò dalla porta pensando che mi avrebbe trovata impreparata. Ma non appena Alexander andò via da casa mia sapevo, dentro di me, che quella sera sarebbe accaduto qualcosa, perché avevo un forte mal di testa e oramai, per me, era diventato come un segnale, come sentire che un’interferenza era molto vicina a me. Sentii che dovevo aprire la porta di casa, dirigermi verso le scale e prepararmi a qualcosa. Aprendo la porta vidi quel vecchio ubriacone che mi fissava con gli occhi spalancati come se non si aspettasse che io sapessi già della sua presenza. Mi diressi verso di lui urlando: “Che cosa ci fai qui? Che cosa vuoi?” urlavo perché lui si spaventasse e pensasse che tutti i vicini mi avrebbero sentito e sarebbero accorsi: lui si spaventò molto, perché temeva che qualcuno avrebbe aperto la porta e lo avrebbe visto, ottenendo le prove che era lui che mi perseguitava e non di certo il contrario, come loro raccontavano in giro facendomi passare come se fossi io che andavo a importunarli. Lui si spaventò molto e iniziò a sorridermi, fingendo di non voler fare niente di male, si avvicinò sorridendo, lentamente, ma io mi fiondai davanti a lui – per impedirgli di entrare in casa mia con la forza – e gli urlai contro “Allora che cosa ci fai qui? Eh? Perché tu *nome e cognome* sei venuto qui a casa mia??” lui sorridendo e stringendo i denti, fece un passo indietro dicendo “dai, vieni in chiesa, sarà bello ci andremo insieme, dai, fai la brava vieni in chiesa, a noi farebbe piacere”. Io urlai “Vattene” e lui sorrise, con gli occhi lucidi perché aveva una tremenda paura che qualcuno lo vedesse, non si aspettava che io fossi preparata e che mi comportassi in quel modo che per lui era inaspettato, quindi si diresse immediatamente verso la porta, e dalla porta girandosi continuò a dirmi: “Dai non fare la sciocca, vieni in chiesa, dai” continuando a fare quello schifoso sogghigno fra un sorriso falso e i denti stretti di uno che vorrebbe picchiarti a sangue e nel frattempo dirti che lo sta facendo per il tuo bene. Era violento e lo sapevo, sapevo che era un uomo schifoso, ma mai prima d’allora ci avevo avuto a che fare in quel modo ed era chiaro che dovevo fare qualcosa perché non potevo aspettare che mi accadesse qualcosa di pericoloso solo per la stupida pietà che avevo verso il prossimo. Dovevo smetterla di farmi manipolare dal buonismo e dovevo prendere seriamente quelle minacce e reagire, ma tutto era così strano, così folle. Non capivo come fosse possibile che due stupidi esseri umani fossero talmente forti da provocarmi dolori allucinanti al cuore e alla testa, solamente passandomi vicini, senza che neppure li avessi visti, se neanche gli alieni riuscivano a provocarmi un dolore simile. Quella sera sapevo che sarebbe successo qualcosa perché il forte mal di testa che avevo imparato a riconoscere come “allarme della loro vicinanza” mi aveva paradossalmente avvisata e con esso mi ero preparata per evitarmi il peggio. Ma io non l’avevo visto arrivare, non potevo saperlo, inoltre era assurdo pensare che lui sarebbe riuscito ad entrare nel mio condominio, eppure, era esattamente ciò che era appena accaduto.

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